Alla scoperta di Giangurgolo, la maschera più famosa della Calabria

Alessio Carrozzo 27 February, 2025 2 min di lettura

È ufficialmente Carnevale e molti comuni della Provincia di Cosenza sono pronti a prendere parte ai festeggiamenti, come potete leggere qui nel nostro articolo. Forse, però, non tutti sanno che noi in Calabria abbiamo una delle maschere più famose legate alla Commedia dell’Arte: Giangurgolo. Oggi, racconteremo un po’ della sua storia.

Origine della maschera Giangurgolo

Come già detto, Giangurgolo è una delle maschere più rappresentative della Commedia dell’Arte, calabrese e italiana. Il suo nome deriverebbe da “Gianni Boccalarga” o “Gianni Golapiena”, evidenziando fin da subito la sua ingordigia e la sua tendenza a parlare tanto. Le origini della maschera sono incerte, ma alcune fonti ritengono che sia nata a Napoli nel 1618, grazie all’attore Natale Consalvo che impersonava “Capitan Giangurgolo” durante i suoi spettacoli teatrali. Tuttavia, alcuni studiosi sostengono che la figura sia ispirata a un personaggio realmente esistito a Catanzaro.

La storia e il significato di Giangurgolo

Secondo la leggenda, Giangurgolo nacque nel convento delle Suore di Santa Maria della Stella il 24 giugno 1596. Il suo vero nome sarebbe stato Giovanni, in onore di San Giovanni, il santo celebrato il giorno della sua nascita. Il racconto lo vede protagonista di un atto eroico: nel tentativo di salvare uno spagnolo attaccato dai briganti, riceve una lettera contenente informazioni cruciali per liberare la città di Catanzaro dalla dominazione straniera. Purtroppo, lo spagnolo muore per mano dei briganti, ma poco prima della sua dipartita nomina Giovanni suo erede, consegnandogli tutte le sue ricchezze, oltre alla lettera. Da quel momento, Giovanni assume il nome di Alonso Pedro Juan Gurgolos e combatte gli oppressori spagnoli con spettacoli satirici. Costretto alla fuga in Spagna per evitare una pena di morte, torna anni dopo a Catanzaro per ritrovare un vecchio amico malato di peste e finisce per morire con lui.

Giangurgolo e la satira sui dominatori stranieri

Nel corso del tempo, la maschera di Giangurgolo si diffonde in tutta la Calabria, soprattutto a Reggio Calabria, dove viene utilizzata per ridicolizzare i nobili siciliani di origine spagnola che si trasferirono in città nel XVII secolo. Questo legame con la satira politica la rende simile a personaggi della Commedia dell’Arte come Pulcinella e Arlecchino.

La figura di Giangurgolo rappresenta uno spaccone borioso e arrogante, pronto a vantarsi delle sue imprese ma incapace di affrontare il pericolo. Con il suo naso pronunciato, la spada esagerata e il costume a strisce rosse e gialle (i colori della Spagna aragonese), incarna la parodia del tipico ufficiale spagnolo vanaglorioso e codardo.

Giangurgolo oggi

Oggi la figura di Giangurgolo viene celebrata in vari eventi folkloristici calabresi. L’attore Enzo Colacino ha interpretato questa maschera in spettacoli teatrali in tutta Italia. Un’altra rivisitazione moderna è quella dell’attore Stefano Mauro, che ne enfatizza il carattere satirico e aggressivo, recuperando lo spirito originale della Commedia dell’Arte.

A testimonianza dell’importanza di Giangurgolo nella tradizione calabrese, esiste una statua dedicata a lui presso il Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, realizzata dallo scultore Maurizio Carnevali.

Conclusione

Giangurgolo è una delle maschere più rappresentative della cultura calabrese e della Commedia dell’Arte italiana. Simbolo di satira e ironia, continua a vivere attraverso spettacoli e rievocazioni storiche, mantenendo viva una tradizione secolare. Un personaggio grottesco e divertente, ma con un forte significato sociale: la critica ai potenti e agli arroganti, resa immortale dall’arte teatrale.